Una Missione autentica e legittima: far istituire la festa del Padre la 1° domenica di agosto.


Nel messaggio dettato a Madre Eugenia il Padre chiede l'istituzione di una festa in Suo onore:

"Desidero che un giorno, o almeno una domenica, sia consacrato ad onorarmi in modo tutto particolare sotto il nome di Padre dell'umanità intera. Vorrei per questa festa una Messa ed un ufficio propri. Non è difficile trovare i testi nella Sacra Scrittura. Se preferite rendermi questo culto speciale una domenica, io scelgo la prima domenica di agosto".

Dalla relazione conclusiva all'inchiesta canonica su Madre Eugenia Ravasio - di Mons. Alexandre Caillot, Vescovo di Grenoble all'epoca in cui è stato rivelato il messaggio (inchiesta iniziata nel 1935 e conclusa 10 anni dopo):

 

(...) L'oggetto della Missione che sarebbe stato affidato a Madre Eugenia è preciso, e, dal punto di vista dottrinale, mi pare legittimo ed opportuno.
 

Oggetto preciso: far conoscere ed onorare il Padre, soprattutto con l'istituzione di una festa speciale, chiesta alla Chiesa. L'inchiesta ha stabilito che una festa liturgica in onore del Padre ben si collocherebbe nella linea di tutto il culto cattolico, conforme al movimento tradizionale della preghiera cattolica, che è un'ascensione verso il Padre, mediante il Figlio, nello Spirito, come lo provano le orazioni della Messa e l'oblazione liturgica al Padre nel Santo Sacrificio.

D'altra parte, tuttavia, è strano che non esista nessuna festa speciale in onore del Padre: la Trinità è onorata come tale, il Verbo e lo Spirito Santo sono onorati nella loro missione e nelle loro manifestazioni esteriori, solo il Padre non ha una festa propria, che attirerebbe l'attenzione del popolo cristiano sulla sua Persona.
Come risulta da una inchiesta abbastanza estesa compiuta presso numerosi fedeli delle diverse classi sociali e perfino presso numerosi preti e religiosi, questa assenza di una festa liturgica in Suo onore è attribuibile al fatto che: “Il Padre non è conosciuto, non lo si prega, non si pensa a Lui”. Chi ha condotto la ricerca scopre anche, con stupore, che un gran numero di cristiani si allontanano dal Padre perché vedono in Lui un Giudice terribile. Preferiscono rivolgersi all'umanità del Cristo, e quanti domandano a Gesù di proteggerli contro la collera del Padre!
Una festa speciale avrebbe dunque come primo effetto di ristabilire l'ordine nella pietà di molti cristiani e di ricondurli alla consegna del divin Salvatore: “Tutto ciò che chiederete al Padre, nel mio nome...”, e ancora: “Voi dunque, pregherete così: Padre nostro...”. Nello stesso tempo, una festa liturgica in onore del Padre li aiuterebbe anche ad elevare lo sguardo verso Colui che l'apostolo san Giacomo chiamava: «il Padre di Luce, dal quale ci vengono tutti i doni...». Abituerebbe le anime a considerare la Bontà divina, i benefici di Dio, la sua Provvidenza paterna, e che questa Provvidenza è proprio quella di Dio Trinità; ed è per la sua natura divina, comune alle tre Persone, che Dio spande sul mondo i tesori ineffabili della sua Misericordia infinita.
Sembrerebbe dunque, a prima vista, che non ci sia nessuna ragione speciale per onorare il Padre in particolare, tuttavia, non è forse il Padre che ha mandato Suo Figlio nel mondo? Se è sommamente giusto rendere un culto al Figlio e allo Spirito, per le loro manifestazioni esteriori, non sarebbe giusto e doveroso rendere grazie a Dio Padre, come lo domandano i prefazi della Messa, per il dono che Egli ci ha fatto di Suo Figlio?
L'oggetto proprio di questa festa speciale si delinea allora in maniera netta: onorare il Padre, ringraziarLo, lodarLo per averci dato Suo Figlio; in una parola, come dice esattamente il Messaggio, onorarLo, ringraziarLo e lodarLo quale Autore della Redenzione. Rendere grazie a Colui che ha tanto amato il mondo da dare il Suo unico Figlio perché tutti gli uomini, riuniti nel Corpo Mistico del Cristo, in questo Figlio, divengano figli in Lui.
Nel momento in cui il mondo, turbato dalle dottrine del laicismo, dell'ateismo e delle filosofie moderne, non conosce più Dio, il vero Dio, questa festa non farebbe conoscere a molti il Padre vivente che Gesù ci ha rivelato, il Padre di misericordia e di bontà? Non contribuirebbe ad accrescere il numero di quegli adoratori del Padre «in spirito e verità» che Gesù ha annunciato? Nel momento in cui il mondo, sconvolto dalle guerre micidiali, va provando il bisogno di cercare un principio solido di unione, per un riavvicinamento tra i popoli, questa festa porterebbe una grande luce, insegnando agli uomini che essi hanno tutti nel cielo lo stesso Padre: Colui che ha donato loro Gesù, verso il quale li attira, come membra del suo Corpo Mistico, nell'unità dello stesso Spirito d'Amore! Nel momento in cui tante anime, sfinite o stanche dalle prove della guerra, potrebbero bramare di volgersi verso una vita interiore profonda, non sarebbe questa festa capace di muoverle «dal di dentro», per adorare il Padre che è nel segreto, e per offrirsi in una oblazione filiale e generosa al Padre, sorgente unica della vita della Trinità Santa in loro? Una tale festa non conserverebbe il bel movimento di vita soprannaturale che trascina logicamente le anime verso l'infanzia spirituale e verso la vita filiale con il Padre, mediante la confidenza, l'abbandono alla Volontà Divina, lo spirito di fede?
D'altra parte, distinto da questa questione di una festa speciale e qualunque sia la decisione della Chiesa su questo punto, vi è un problema di dottrina che si pone. Illustri teologi  pensano che la dottrina dei rapporti dell'anima con la Trinità debba essere approfondita e che essa potrebbe essere, per le anime, una sorgente di luce sulla vita di unione tra il Padre ed il Figlio, di cui parla S. Giovanni, e sulla partecipazione alla vita di Gesù, Figlio del Padre, e specialmente al suo amore filiale per Lui. (...)

Conclusioni
Secondo la mia anima e la mia coscienza, con un vivissimo senso della mia responsabilità davanti alla Chiesa, dichiaro che l’intervento soprannaturale e divino mi sembra il solo capace di dare una spiegazione logica e soddisfacente dell’insieme dei fatti.
Privo di tutto ciò che lo circonda, questo fatto essenziale mi sembra pieno di nobiltà, di elevazione, di fecondità soprannaturale.
Un’umile religiosa ha richiamato le anime al vero culto, quello del Padre, tale come Gesù lo ha insegnato e come la Chiesa l’ha fissato nella sua liturgia. Non c’è in questo niente di allarmante, niente altro che di molto semplice e conforme ad una solida dottrina.
I fatti meravigliosi che accompagnano questo messaggio potrebbero essere dissociati da quell’avvenimento centrale e questo conserverebbe tutto il suo valore. La Chiesa dirà se l’idea della Festa speciale può essere accolta al di là del fatto particolare legato alla Suora, e per delle ragioni dottrinali.
Io credo che la grande prova dell’autenticità della Missione della Suora ci è fornita dal modo in cui lei applica alla vita reale la bella dottrina che ella sarebbe venuta a ricordare.  Reputo conveniente lasciarle continuare la sua opera. Credo che lì ci sia il dito di Dio e, dopo dieci anni di ricerca, di riflessione e di preghiera, benedico il Padre di essersi degnato di scegliere la mia diocesi come luogo di manifestazioni così toccanti del suo Amore".
 
† ALEXANDRE CAILLOT
Vescovo di Grenoble
all'epoca in cui è stato rivelato il Messaggio

 
il Messaggio del Padre nelle varie lingue

 



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